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HUMAN FACTORy, highlights dal nostro evento

di Melania Pecoraro

Insieme fra Team Building e Networking per valorizzare il Fattore Umano.

HUMAN FACTORy: che cosa abbiamo imparato

Al nostro evento dell’8 Giugno abbiamo osservato che:

  • di tanto in tanto serve uscire dalle proprie routine lavorative facendo qualcosa di nuovo
  • mettersi in gioco non è facile, perché prevede di uscire dalla propria comfort zone
  • soltanto uscendo dalla propria zona di comfort e sfidando i propri limiti, anche quelli che sembrano più banali, si può progredire
  • per fare una squadra serve un leader
  • più leader possono convivere nella stessa squadra, se decidono di cooperare
  • vince solo chi si diverte
  • i veri grandi amano vincere ma non stravincere
  • del buon cibo e del buon bere, una bella location ed un’atmosfera serena sono le basi per un networking di qualità (e ci puoi anche fare una gara di degustazione)

Che cosa è successo: la storia

Una volta, in un tempo e in un luogo non molto distanti da noi, c’erano un Toro Solare, una Volpe Pacifica, un Panda Iperattivo e un Unicorno Realista che formavano un gruppo coeso e creativo, grazie alle loro differenze e alla voglia di disegnare un pezzo di mondo un po’ più colorato.

In questa Fattoria, fra Orwell e lo zio Tobia, il team decise di coinvolgere gli altri animali di loro conoscenza in un gioco a squadre, con l’obiettivo di allenare le Soft Skills, ovvero quelle capacità trasversali molto importanti per raggiungere i propri obiettivi, personali e professionali: capacità di ascolto e comunicazione, flessibilità, adattività, empatia, capacità di osservazione, coraggio, creatività… unite anche a qualche Hard Skill, come l’agilità fisica o la conoscenza dei cibi.

Decisero di chiamare l’evento HUMAN FACTORy, giocando sul significato di Factor (Fattore) e di Factory (Fabbrica) di Umani, auspicando che i partecipanti potessero uscirne con qualche umana consapevolezza in più.

Ma come? Direte… Non eravate tutti animali?

Corretta osservazione! Ma non è forse vero che spesso gli animali esprimono più umanità degli umani stessi?

Il Toro Solare si diede dunque da fare e, mentre lo staff di MIURA si formava sulle tecniche di team building, con un’incornata da 10 e lode riuscì ad ottenere la disponibilità di Giancarlo, Sparviero Saggio di Lodi Vecchio, e della sua splendida location con giardino, vigna e piscina: Logicam Media, oltre che il servizio da maestro di Gigi, un Pinguino Rock, e del suo Corte Pavese Catering & Banqueting, orchestrato magistralmente assieme ad Alessia, Leonessa Attenta.

Fase preparatoria 1: che animale sei?

Una semplice domanda che costringe immediatamente ad un cambio di prospettiva, una virata in quel pensiero laterale che in questo caso ha aiutato i partecipanti ad auto-definirsi, tramite un animale ed un aggettivo. Una semplice combinazione in grado di svelare molto del proprio autore.

E allora c’è chi è stato coerente con le caratteristiche del proprio animale (ape regina tenace, aquila brillante, koala coccolone…), chi ha voluto invece smorzarne alcuni aspetti scegliendo un aggettivo apparentemente distante (doberman premuroso, tartaruga avventurosa…), chi si è divertito nel creare abbinamenti creativi e inaspettati (opossum fedele, cavallo felice, pantera fedele…)

Fase preparatoria 2: la formazione delle squadre

E’ presto detto: la formazione delle squadre è stata affidata al caso e dunque… pescando una card di un colore si finiva direttamente in quella squadra. Siamo così arrivati a quattro squadre, con 4 componenti ciascuna, identificate dai colori rosso (I Migliori), giallo (Giallosapevo!), blu (I Master) e verde (4 Gatti). I nomi dei team sono stati decisi dai componenti stessi, nella prima scelta di gruppo della giornata.

Prima prova: fattore scoperta

La prima prova doveva servire a scaldarsi, un po’ in tutti i sensi. E allora la Volpe Pacifica e il Panda Iperattivo si erano premurati di nascondere nel bellissimo giardino con vigna di Logicam Media una trentina di coni gelato di cartone, che le squadre dovevano trovare. La voglia d’estate era nell’aria… o meglio tra le fronde!

In questa prova abbiamo allenato: 

> individualmente, la capacità di osservazione, di pensiero veloce, l’iniziativa, l’agilità fisica;

> a livello di gruppo, la formazione di una leadership, la capacità di dividersi i compiti, la capacità di presidiare lo spazio.

Com’è andata:

Solo chi ci ha creduto è riuscito nell’intento, buttandosi a capofitto nella ricerca di coni. Non c’è stato spazio per i timidi o gli esitanti. La velocità di pensiero e di azione è stata discriminante. In questa prima fase molti hanno giocato individualmente e le personalità maggiormente votate alla leadership si sono messe al servizio degli altri. Si sono subito notati grossi squilibri fra le squadre, dettati dal diverso assortimento dei caratteri e della propensione al rischio e, quindi, al gioco.

Seconda prova: Fattore Squadra

Nel campo da tennis, giocavano solo due componenti di ogni squadra: uno doveva lanciare le palline da tennis, l’altro cercare di prenderle con un cestino, evitando di farle rimbalzare fuori. Una prova apparentemente semplice ma che richiedeva una grande dose di coordinazione, individuale e di coppia.

In questa prova abbiamo allenato:

> la capacità di comunicazione e di porsi sulla stessa lunghezza d’onda 

> la capacità di rischiare e di prendersi la responsabilità: i due giocatori si dovevano offrire spontaneamente e sarebbero stati gli unici responsabili del risultato per tutta la squadra

> la capacità del gruppo di incitare e sostenere chi è in prima linea

> la competitività con gli altri gruppi: le coppie avevano la possibilità di scegliere un cestino più grande, che dava adito a punti singoli, ed uno più piccolo, che rendeva il gioco più difficile e faceva pertanto ottenere punti doppi. Dopo la scelta del cestino piccolo da parte della prima squadra, tutte le altre l’hanno emulata: nessuno voleva mostrare di non sentirsi all’altezza scegliendo l’opzione più facile.

Com’è andata:

In questo caso la scelta delle coppie è stata centrale. In generale sono riuscite ad entrare in sintonia elaborando ognuna una tecnica differente per riuscire a prendere correttamente le palline. I gruppi, in base ai caratteri presenti, sono stati più o meno di supporto.

Il tema etico:

Alla fine di questa prova si è posto un interessante tema “etico”, ovvero di giustizia nei confronti di tutti i partecipanti. Le regole di tutto il gioco, dichiarate e condivise all’inizio, prevedevano che alla fine di ogni prova ogni squadra incamerasse dei punti, che, oltre a concorrere al punteggio finale, davano adito ad alcuni bonus di partenza per la prova successiva. Dunque chi era stato più bravo prima, veniva facilitato poi.

Dopo la seconda prova, visto che i divari fra squadre si stavano ampliando, proprio da una delle squadre in testa è stata avanzata la proposta di eliminare i bonus, ovvero: i punti della seconda prova avrebbero concorso al punteggio finale, ma tutte le squadre avrebbero affrontato la terza (ed ultima) prova alle medesime condizioni di partenza. Lo staff di MIURA ha deciso di accogliere questa proposta, che è sembrata a tutti particolarmente “umana”.

Terza prova: Fattore Gusto

In questa ultima prova è stato protagonista il servizio di Catering e Banqueting Corte Pavese, che aveva preparato 3 piattini di finger food. La prova consisteva nel rispondere “al buio” a delle domande relative agli assaggi: i due degustatori scelti per squadra erano infatti bendati. Gli altri componenti del team, che leggevano le domande, non potevano né assaggiare, né toccare o odorare gli assaggi, ma soltanto vederli per qualche secondo alla fine della prova, per verificare le risposte date dai compagni.

In questa prova abbiamo allenato:

> delle hard skills come la cultura gastronomica ed il gusto

> la capacità di collaborazione che in questa prova doveva essere massima: i degustatori dovevano riuscire a comunicare e condividere le loro sensazioni per farsi aiutare ad identificare i componenti dei piatti, mentre i compilatori dovevano aiutare i degustatori a concentrarsi sugli elementi importanti ed utili per rispondere alle domande (che potevano riguardare spezie, condimenti, tecniche di cottura, ma anche provenienze geografiche, etc…)

Com’è andata:

Tutte le squadre si sono divertite (ed hanno gradito gli assaggi, preludio all’aperitivo che sarebbe seguito) ma anche qui quelle più affiatate hanno ottenuto i risultati migliori. La comunicazione interna è risultata fondamentale. E poi una piccola nota sull’importanza delle regole di gioco: alcuni non avevano sentito – o non ricordavano – che alla fine i compagni che compilavano il questionario avrebbero avuto qualche secondo per guardare i piatti, un bell’aiuto ai fini della prova.

E quindi loro… non avevano lasciato nulla da osservare, esaurendo completamente il gustoso finger food!

Se l’obiettivo è vincere una gara, tenere ben presenti le regole è fondamentale.

Aperitivo e Networking

Al termine delle tre prove la classifica finale si è rivelata essere: Rossi (I Migliori) al primo posto,  Gialli (Giallosapevo!) e Blu (I Master) secondi a pari merito e infine i Verdi (4 Gatti) al quarto posto. Tutti hanno ricevuto un attestato di partecipazione HUMAN FACTORy ed un omaggio by MIURA a chilometro zero, del miele biologico dell’Apicoltura Riboli Alessandro di Campagnola Cremasca (CR). 

Dopo circa due ore di prove la voglia di ristorarsi e rilassarsi era molta, e lo spirito era vivace, dunque è stato dato il via all’aperitivo ed alla conoscenza multicolor.

Una bella occasione di confronto e scambio, a cavallo tra formale e informale, tra business e divertimento che, a nostro parere, possono anche andare di pari passo.

Per il MIURA team questa esperienza di Team Building è stata molto stimolante e ci ha davvero appassionato, ricevendo l’apprezzamento dei partecipanti, che ci teniamo a ringraziare, uno per uno, per aver accolto con entusiasmo il nostro invito ed essersi messi in gioco durante questo evento. Siamo fiere di averli visti andare via col sorriso e con qualche consapevolezza in più.

Da HUMAN FACTORy è tutto.

Alla prossima avventura!

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