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“Social Selling”, usare i social per vendere – #2

Proseguiamo il nostro excursus nel mondo del social selling. 

Dopo aver capito l’importanza dello storytelling e imparato a sfruttare al meglio Facebook ed Instagram come vetrine interattive per i nostri prodotti, ecco altri utili consigli per rendere vincente la nostra strategia di vendita online:

#4. Utilizza rigorosamente pagine e profili aziendali

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Tutte le piattaforme social principali distinguono fra account personali e account aziendali. Mentre nel mondo di Facebook si tratta di creare una pagina aziendale dedicata al proprio brand, in quello di Instagram è una specifica del proprio account che si può modificare in qualsiasi momento. Gli account aziendali sono la maniera più corretta per rappresentare un’attività commerciale o professionale e consentono di ottenere molti dati di Insight relativi alla diffusione dei propri contenuti, agli utenti raggiunti e al tipo di interazione che si è svolta.

Sono inoltre parecchie le funzionalità aggiuntive a disposizione dei profili business: di messaggi di benvenuto e le FAQ automatizzate di Facebook, alla possibilità su Instagram di inserire il link diretto al proprio e-commerce e tutte le indicazioni per contattarvi e/o raggiungere fisicamente un eventuale punto vendita. Verifica quindi che le impostazioni dei tuoi social siano corrette e beneficia di tutte le funzionalità degli account business.

#5 Utilizza anche Pinterest

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Pinterest, nato nel 2010, è uno dei social più longevi, ma ha vissuto una vera a propria rinascita a partire dal 2017, quando è stato oggetto di un importante round di investimenti che ne ha modificato l’assetto societario. Come Instagram, il focus di Pinterest è quasi esclusivamente sull’immagine.

Se hai modo di realizzare degli scatti fotografici particolarmente attrattivi o comunque di avere delle immagini d’impatto e qualità, considera di aprire un profilo anche su Pinterest: anche qui le immagini sono direttamente collegabili al proprio e-commerce per la vendita diretta, e la piattaforma è molto ben indicizzata su Google: scegli quindi con molta cura le parole chiave che userai per descrivere il tuo prodotto/servizio.

#6 Investi nella pubblicità online

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Dopo esserci concentrati su piattaforme e contenuti, vale la pena sfruttare anche le promozioni a pagamento, che consentono di raggiungere in breve tempo una amplissima platea di utenti, profilati secondo parametri demografici, di interesse e di comportamento che variano da social a social, ma che possono certamente rivelarsi strategici per aumentare le vendite. Si possono attivare diversi tipi di campagne: le due tipologie principali sono awareness – dove l’obiettivo primario è quello di far conoscere e ricordare un brand e la sua offerta al maggior numero di utenti target – e conversione, dove si cerca di condurre l’utente a compiere un’azione specifica tramite una call-to-action – tipicamente l’acquisto online, ma potrebbe anche essere una chiamata o una registrazione ad un form.

Affrontare l’online advertising non è semplice né gratuito, ma è sicuramente più economico dei tradizionali mezzi pubblicitari, con l’enorme ulteriore vantaggio della misurabilità e della possibilità di utilizzare i dati per orientare la propria strategia di marketing.

Le tips principali per iniziare a padroneggiare la vendita sui social terminano qui.

Il nostro consiglio è quello di iniziare a cimentarsi dedicando dei momenti precisi a questa attività e dopo un primo periodo capire dove si riesce ad arrivare in autonomia e dove potrebbe invece essere necessario un supporto professionale, operativo oppure formativo, per accrescere le proprie competenze.

Enjoy!

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“Social Selling”, usare i social per vendere – #1

Tempi duri, tempi di restrizioni, chiusure dei negozi e obbligo di stare a casa: la pandemia ha portato con sé una nuova quotidianità e nuove abitudini. La cena fuori è diventata d’asporto (gourmet e squisitamente local), lo shopping per le vie del centro si è tramutato in acquisto online.

Per aziende e professionisti è quindi fondamentale digitalizzarsi e ripartire vendendo online e attraverso i social: in modo diretto oppure indiretto, permettono di incentivare le vendite di prodotti o servizi in maniera importante.

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Parliamo quindi di Social Selling, la vendita attraverso i social, un ambito in cui anche delle piccole realtà possono vantare performance eccellenti.

Come punto di partenza è fondamentale strutturare un piano editoriale efficace per preparare i contenuti che serviranno a far conoscere la tua azienda e il tuo prodotto, mettendone in evidenza i valori ed invogliando gli utenti all’acquisto.

Dopo questa doverosa premessa, ecco alcune azioni utili per iniziare a vendere sui social. 

Social Selling: let’s go!

#1. Racconta il tuo brand prima di provare a venderlo

Se hai un sito o una mailing list, incoraggia a visitare i tuoi profili social, che arricchirai con contenuti esclusivi volti ad illustrare e raccontare i tuoi prodotti/servizi in maniera più diretta e personale. E’ sempre buona norma concentrarsi prima sullo storytelling, raccontando che cosa sta dietro al tuo progetto (storia, valori, obiettivi) anziché spingere immediatamente la vendita. Questo consentirà di aumentare la conoscenza e l’empatia del tuo brand, generando il bisogno negli utenti in maniera più spontanea.

#2. Sfrutta la vetrina di Facebook per vendere online, anche senza e-commerce

Facebook propone la funzionalità vetrina, uno spazio che permette di inserire i propri prodotti completi di scheda con prezzo e descrizione e di collegarli al sito internet. Un plus della vetrina è la possibilità di taggare i prodotti nei post che si pubblicano, che risulteranno quindi collegati direttamente alla scheda. E se non si possiede un sito e-commerce? Buone notizie: su Facebook è possibile anche vendere direttamente collegando un conto Paypal oppure un account Stripe. Una possibilità da cogliere al volo!

#3. Crea offerte dedicate alla tua community

Sempre nel mondo di Facebook, un’apposita funzione permette di creare promozioni e offerte personalizzate da rivolgere al proprio pubblico, che potrà beneficiare di un codice sconto dedicato. Oltre ad essere molto utile per creare coinvolgimento e fedeltà al tuo brand, potrai sfruttare questa possibilità anche per testare promozioni ed iniziative prima di lanciarle ufficialmente sul tuo sito o su canali più istituzionali.

Tali offerte potranno anche avere la caratteristica di “offerte lampo”, attive per pochi giorni od ore, oppure di “coupon da riscattare”, che verranno inviati solo a chi condividerà un post oppure lascerà un commento o un like, oppure ancora in forma di “contest”, favorendo ulteriormente l’engagement e premiando concretamente i fan più attivi.

Per questo tipo di iniziative, un’altra piattaforma molto efficace è sicuramente Instagram, che, con i suoi diversi formati (post nel feed, storia, reel, IGTV) potrà aumentare esponenzialmente la copertura del tuo messaggio. Ovviamente il contenuto dovrà adattarsi perfettamente ad ogni posizionamento. Considera quindi che per sfruttare appieno questo potenziale social servirà un accurato lavoro di contenuto e grafica. Content is king.

#4. …to be continued

 

I consigli sul Social Selling proseguono nel prossimo post.

Nel frattempo… al lavoro sui primi 3 punti! 😉

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InfObesity: come sopravvivere alla “sindrome del pesce rosso”

Lo dice la scienza: “La soglia della nostra attenzione è 8 secondi al massimo, meno di un pesciolino rosso”. Mentre per recuperare il filo del discorso, perso magari a causa di una notifica sul nostro smartphone, occorrono almeno 64 secondi. Le stime raccolte da diversi professionisti affermano che a causa di queste “distrazioni” costanti perdiamo fino a mezza giornata alla settimana di produttività (!)

Questo problema si chiama “InfObesity”. Il termine si riferisce alla sovrabbondanza di dati che ci troviamo ad “ingerire” e definisce il sovraccarico cognitivo causato dall’abnorme quantità di informazioni da cui siamo continuamente bombardati e a cui sentiamo il dovere, l’impellente bisogno, di rispondere: notifiche delle app, messaggi, avvisi, mail che ci ricordano il carrello abbandonato e insistono nel farci acquistare tutto in fretta, magari con un codice, finendo per restare incollati allo schermo per ore… e facendoci lavorare meno e peggio. 

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Tale mole di conoscenza disponibile attraverso la tecnologia porta ad una vera propria infoxication, un altro termine utilizzato per descrivere il fenomeno: intossicazione da informazioni. 

L’eccesso di informazioni, infatti, non solo non migliora il livello di conoscenza su un argomento, ma anzi porta ad un sovraccarico cognitivo tale per cui non sappiamo più estrarre dalla massa le informazioni utili.

Essere connessi senza possibilità o volontà di interruzione, secondo gli studi, ha un impatto negativo sulla nostra efficienza. L’iperconnessione e l’immensa disponibilità di dati avrebbe addirittura peggiorato la nostra abilità nel pensare.

Così l’infoxication può facilmente sfociare in “ansia da informazione” (information anxiety, termine coniato da Saul Wurman, creatore del format Ted Talk): l’incapacità di selezionare, capire o utilizzare un’informazione necessaria nel mare di dati a disposizione produce un senso di sopraffazione che come lo stress può costituire un serio rischio per la salute.

Come difendersi dall’InfObesity? Alcuni consigli

Il bombardamento informativo e la comparsa nella nostra vita quotidiana di molteplici device iperconnessi ha avuto delle conseguenze concrete sul nostro modo di conoscere, di organizzare le informazioni ottenute e di gestirle a livello cognitivo e psicologico.

E’ quindi assolutamente necessario riprendere il controllo sul modo in cui acquisiamo l’informazione.

Ecco alcuni semplici consigli per migliorare il nostro rapporto con notifiche e aggiornamenti:

1. Ritagliati momenti e luoghi web-free, togliendo la connessione per un periodo di tempo che potrebbe essere la pausa pranzo, mentre fai jogging o durante la tua beauty routine.

2. Seleziona con cura le fonti da cui reperisci informazioni e considera solo quelle autorevoli: consultale un paio di volte al giorno, non serve di più per essere sempre aggiornati.

3. Allena la tua attenzione e cerca di concentrarti solo sulle attività che stai svolgendo, senza cedere alle distrazioni di messaggi, email, notifiche etc… 

E’ molto importante quindi regolamentare l’assunzione di informazioni: evita di farci sentire sopraffatti, impotenti e ansiosi. Anche staccare del tutto la spina ogni tanto è fondamentale per il benessere mentale dell’essere umano!

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Che ne dite? Ci provate e poi ci dite com’è andata? 🙂

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Reels di Instagram, il nuovo potente formato media che sfida TikToK

di Gloria Vitari

Estate 2020, Instagram coglie il guanto di sfida che TikTok ha lanciato già da qualche mese con i suoi contenuti virali, potenti e coinvolgenti, è il 5 Agosto, fa caldissimo e appaiono i REELS.

Che cosa sono?

Brevi video multi-clip, della durata di 15 secondi, in tutto e per tutto gemelli a quelli dell’app cinese.

Già con le stories, lanciate prima su IG, poi approdate su Facebook, whatsapp (con gli stati) per completare il paniere, Zuckerberg ha posto la parole fine a Snapchat, altra popolarissima app che non temeva rivali sul target adolescenziale.

I Reels sono piccole clip video tagliate e montate direttamente dall’App Instagram personalizzabili con effetti, voci e suoni, in tutto e per tutto simili a quelli dell’app TikTok. Un anno di gestazione e test è quello che è servito all’azienda di Zuckerberg, per sviluppare gli Instagram Reels, e nell’estate 2020 iniziano la diffusione graduale anche in Italia e nel resto del mondo sia per gli utenti Android sia per quelli iOs. 

Con Instagram Reels potremo registrare (o montare con contenuti pre registrati) multi-clip da 15 secondi e di applicare un’ulteriore post produzione con filtri,  audio ed effetti visivi grazie a una libreria di strumenti predisposti nel formato.

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  1. Accedi a Instagram 😉
  2. Apri la fotocamera di Instagram, è possibile selezionare la funzione Instagram Reels, che si trova nella parte bassa dello schermo facendo scorrere i tasti fino a individuare quello con il logo dei Reel, un ciak giallo-rosa. A questo punto, nella parte sinistra dello schermo, compaiono gli strumenti necessari agli utenti per creare al meglio il proprio Reel: puoi aggiungere una canzone, o comunque modificare con gli effetti l’audio originale del tuo video, scegliere gli effetti di realtà aumentata per registrare le clip in maniera innovativa.
  3. Guarda il risultato e applica la post produzione che desideri: ricorda che potrai pubblicarlo sia sul tuo profilo che nelle stories.
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Tieni il tempo…

Se temi di sforare non preoccuparti: c’è un pratico Timer che, con un conto alla rovescia, ti farà capire quanto manca alla fine del tuo video.Lo strumento “Allinea”,per aiutarti nell’allineamento dei soggetti prima di registrare la clip a partire dalla precedente: passaggio fondamentale per transizioni fluide, utili per video haul di Outfit, prima e dopo dal parrucchiere o per i makeup tutorials, in aggiunta potrai regolare la velocità del video, accelerandola o rallentandola a seconda dell’effetto desiderato.

I Reel possono essere registrati in una serie di clip create una per una oppure tutte in una volta o, ancora, utilizzando i video presenti nella galleria del dispositivo.

La realizzazione di un Reel non differisce quasi per nulla da un video TikTok, e ricorda molto le implementazioni di stories e diretta Instagram che già conoscevamo.

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Ma parlando in termini pratici: quali sono le vere caratteristiche innovative dei Reels?

Instagram dava, e dá tuttora, la possibilità di pubblicare sul profilo (e di conseguenza sulla timeline dei follower) contenuti media come fotografie abbellite con filtri, gif, caroselli (insieme di immagini che possono essere scorse per creare un mini album o mini slide) e piccoli video. Per aumentarne la portata è necessario l’uso degli hashtag, in tema con quanto stiamo proponendo, scelti con cura e sapienza ci aiutano a trovare nuovi utenti interessati ai nostri contenuti, facendoci finire, se siamo bravi e fortunati, nella sezione “Esplora

Esplora è una sezione di Instagram che consente, appunto, di “esplorare” foto e video (e di trovare nuovi profili, o nuovi hashtag da seguire) che sono “scelti” dall’algoritmo in base alle nostre abitudini sul social Instagram, come i profili che seguiamo, e ce ne propone di simili, come i contenuti più fruiti da noi (es: ci piacciono le nailart? o gattini? gli outfit? ecc) cercando di ampliare la nostra base seguita. La trovate nella schermata principale, in basso,  con la lente di ingrandimento.

Se siamo, per esempio, un’azienda e usiamo Instagram per trovare follower e di conseguenza clienti e collaborazioni, essere trovati nella sezione esplora è assolutamente importante, anzi vitale! Ci sono milioni di utenti e profili aziendali su Instagram e farsi notare può diventare davvero difficile, i Reels sono potentissimi proprio perchè hanno una natura video, che statisticamente cattura di più l’attenzione e crea coinvolgimento con gli utenti sui social, sono personalizzabili e molto “catchy” ovvero ti incollano gli occhi allo schermo, e sono pubblicati su “Esplora” e messi in evidenza (più grandi delle foto), farsi notare da nuovi utenti diventerà meno difficile.

In MIURA, dopo test con i nostri account e con alcuni clienti, siamo pronte per dire che i risultati sono strabilianti! Un Reels ha una portata di potenziali visualizzazioni di almeno 10 volte rispetto un post organico classico con hashtag studiati a tavolino.

Il consiglio è quello di provare a sfruttare questa tecnologia e misurarne i risultati con attenzione.

E’ necessario, per aziende e professionisti che vogliano approcciare questo mezzo, usare sempre con massima attenzione effetti visivi e sonori e scegliere inquadrature efficaci che mostrino i prodotti o servizi con la massima professionalità.

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Asporto e consegne a domicilio: come farli fruttare?

di Gloria Vitari

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del recente DPCM (qui consultabile), abbiamo appreso le nuove stringenti limitazioni che impatteranno per le prossime settimane sul settore della ristorazione, dalla chiusura anticipata alle 18 fino ai vincoli sui posti a sedere ridotti da 6 a 4 persone se non conviventi.  

Uno scenario simile fa sicuramente preoccupare: tuttavia l’indole di Miura è “non mollare mai” e quindi vogliamo suggerire qualche dritta per far fronte alla situazione che verrà e massimizzare il proprio Business. Di seguito parleremo di

  • considerare e implementare una strategia di asporto;
  • comunicare il proprio brand grazie allo storytelling sui social media.

Aggiungere il servizio d’asporto oppure la consegna a domicilio alla vostra attività certamente non è un passo da prendere alla leggera o da improvvisare: improvvisare non esiste nel dizionario del business!

Come fare?

Qui di seguito potrai trovare pochi ma determinati passaggi per attivare il servizio d’asporto.

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1 – Crea un’area dedicata al solo asporto

Quasi certamente, se al momento non offrite la formula asporto o consegna a domicilio, la vostra cucina non è predisposta o attrezzata per queste attività. Niente paura: dedicate una zona specifica della cucina per gestire gli ordini del servizio da asporto o della consegna a domicilio, come i contenitori monouso, linea per la composizione degli ordini e un sistema POS, in modo da sapere sempre quali ordini stanno arrivando.

Nei pressi dell’area che avete dedicato all’asporto predisponete un bancone separato o, in caso di spazi ristretti, delimitate un’area del parcheggio per i clienti dell’asporto in modo che sappiano dove andare. 

Gli spazi andranno contrassegnati in modo evidente e dovranno essere di facile accesso, soprattutto per chi ha già pagato online (magari attraverso un’app di consegna cibo a domicilio come Justeat). Il ritiro avverrà così direttamente all’interno del ristorante o in un’area esterna, modello bistrot/streetfood, con un tavolo all’esterno del ristorante. 

Ecco un esempio tipico:

non avendo a disposizione molto spazio, è possibile usare una parte del bar o del bancone all’ingresso, con l’accortezza fondamentale di provvedere a una corretta e organizzata istruzione di tutto il personale, in modo che sappia gestire gli ordini da asporto che arrivano, oltre alle dovute procedure di sanificazione.

2 – Adatta il menù ad asporto e consegne a domicilio

Sappiamo quanto amiate il vostro menù, calcolato a regola d’arte: tuttavia piatti come risotti o zuppe non resisteranno a un lungo trasporto. Verificate con attenzione i piatti da proporre e scegliete quelli che mantengono qualità e temperatura. Altra soluzione potrebbe essere quella di creare qualche proposta dedicata: offrire l’esclusiva via asporto può essere un’ottima strategia di marketing.

Non dimentichiamo che questa è anche un’ottima occasione per chiedere ai clienti, soprattutto se telefonano per ordinare cibo da asporto, cosa vorrebbero vedere nel menù e a che distanza si trovano rispetto al ristorante: potremmo scoprire una clientela nuova, a poche centinaia di metri dal nostro locale.

3 – Decidi se fare consegne dirette o tramite un fornitore esterno

La maggior parte delle principali società che gestiscono consegne a domicilio ha rinunciato alle commissioni, avanzando agevolazioni che chi aderisce al servizio. E’ quindi un’opportunità iscriversi per raggiungere il maggior numero possibile di luoghi. Registrati a qualsiasi servizio della tua zona per trovare nuovi clienti: monitora i servizi di consegna che hai attivato per non trovare sorprese, come la reintroduzione di commissioni che potrebbero così gravare sul tuo incasso. 

4 – Aggiorna la tecnologia

Molti sistemi POS per la ristorazione dispongono già di un’opzione per la consegna a domicilio o il servizio di asporto, questo per consentire il monitoraggio di ordini online, lo stato della consegna e i dati dei clienti all’interno di un unico sistema. Valutate per tempo la piattaforma utilizzata nel vostro ristorante per verificare se è prevista questa opzione quando aggiungerete il servizio di asporto o la consegna a domicilio.

Che tecnologia avete in uso nel vostro locale? Prendiamo in considerazione sistemi di instradamento delle chiamate per i vostri addetti alle consegne, se non vi affidate a un sistema esterno, in modo da organizzare al meglio le destinazioni e le attività svolte.

5 – Cerca di preservare la qualità degli alimenti

I clienti sono consapevoli che l’esperienza di degustazione a domicilio dei vostri piatti sarà diversa da quando siedono nel vostro ristorante: tuttavia il cibo deve essere alla temperatura giusta e avere un sapore che non smentisce il vostro nome.

Ecco i punti determinanti ai quali pensare:

  • Percorsi per ridurre i tempi di consegna al cliente (qualora la effettuaste voi direttamente)
  • Confezionamento che impedisca perdite e mantenga il cibo caldo o freddo durante il trasporto
  • Etichettatura delle confezioni (in modo che gli addetti alla consegna sappiano dove portare ogni ordinazione)
  • Coperti da includere (per esempio posate, tovaglioli o salse aggiuntive)
  • Promozione via social dell’esperienza dei clienti: attraverso un codice QR o un hashtag potranno lasciare un commento o una recensione sul nostro servizio
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6 – Pasti “agili” per lavoratori “agili”

Come sappiamo in questo momento moltissime persone stanno lavorando in Smart Working: bene, è arrivato il momento di diventarne alleati!

Infatti, pur essendo essi a casa, non è detto che la pressione lavorativa venga meno, anzi: spesso conciliare tempo lavorativo e gestione familiare rappresenta una vera sfida per molti (soprattutto per le mamme-lavoratrici) e il tempo per cucinare potrebbe venire meno. Diventa quindi un’ottima idea di business proporre “pasti agili per lavoratori agili”: piatti pronti, semplici e non troppo delicati, ideali per riempire frigoriferi e congelatori. Pensate quindi ad una versione “smart” del vostro menù!

7 – Comunica con i clienti, facilita gli ordini

Last but not least: questo non è l’ultimo punto del nostro articolo, ma il cardine di tutta la strategia. Se abbiamo aggiunto un’opzione per il servizio di asporto o la consegna a casa, è doveroso comunicarlo ai clienti tramite sito, social media, e-mail e/o pubblicità online, attivando canali e modalità veloci ed immediati per effettuare gli ordini.

Comunicare il proprio business, nei modi e nei tempi giusti, non è un “di più”, ma un vero e proprio asset strategico per qualsiasi azienda, un’attività fondamentale e mai banale!

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Le 7 virtù dello Smart Working

di Gloria Vitari

Molti di noi erano tornati alla normalità, con viaggi sui mezzi pubblici, traffico nelle città, solito tran-tran da ufficio. Sembrava tutto normale quando all’improvviso l’ultimo DPCM (consultabile qui) ha riportato in considerazione il telelavoro.

Telelavoro, lavoro da remoto, lavoro agile, WFH (work from home), smart working (la forma più evoluta di lavoro agile)… sono tutte formule lavorative che negli ultimi mesi abbiamo imparato a fare nostre nel quotidiano. Insomma si lavora da casa armati di pc aziendale: sembra facile e persino economico e rilassante (non ci dobbiamo vestire di tutto punto, ci si sveglia più tardi, etc…) eppure qualcosa non va sempre bene.

Vi è mai capitato di mangiare davanti al pc, bruciare il pranzo mentre rispondete ad una chiamata, gestire i figli cercando di mantenere silenzio e produttività fino al punto di rimpiangere la zona franca chiamata ufficio?

Se dobbiamo fare di necessità virtù è giunto il momento di riprendere lo smart working partendo col piede giusto, armati di filosofia quasi zen e disciplina: sarà piacevole e cambierà il nostro modo di vivere questa fase. 

Come mail lo smart working è diventato così determinante?

Se fino all’anno scorso fare smart working era un vero simbolo di libertà, sogno da sitcom americana di qualsiasi (o quasi) lavoratore dipendente, oggi con le ultime disposizioni del Governo per contenere la propagazione del Covid-19, è diventata LA strada raccomandata per molte aziende e pubbliche amministrazioni.

Tuttavia lo smart working non è solo una semplice formula lavorativa che ci consente di contenere il contagio e agevolare il continuo svolgimento del lavoro: è anche un grande alleato della nostra salute e qualità di vita. Si inquina meno grazie ad un uso più misurato dei mezzi propri e il minore affollamento di quelli pubblici, ci consente di mangiare meglio preparandoci pranzi con ingredienti bilanciati senza accontentarci del panino rimasto al banco della tavola fredda, si riducono le tentazioni da distributore di merendine ma anche ritagliarsi dei momenti di workout. 

I dati sono interessanti e a favore del tanto dibattuto lavoro agile: la produttività è aumentata almeno del 15% per lavoratore singolo, aggiungendo anche una bella riduzione del 20% del tasso di assenteismo ed una diminuzione del 30% dei costi di gestione delle strutture aziendali, senza considerare l’importante riduzione delle emissioni inquinanti, a favore dell’ambiente. Mica male, vien da dire.

Restare focalizzati con tutte le distrazioni casalinghe e non

La connessione sui social network è fonte di divertimento e al tempo stesso è una grande distrazione così come tutti i comfort di casa o la presenza dei familiari.

Uno dei grandissimi sforzi da fare prima di approcciare lo smart working in modo proficuo è separare l’ambito personale da quello professionale, fondamentale per non trovarsi in difficoltà nella gestione lavoro e famiglia.

Un secondo ostacolo classico di chi si avvicina allo smart working è  la difficoltà di mantenere o trovare concentrazione che spesso porta a esaurire le proprie energie prima di completare tutti i task della giornata. 

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MIURA ha fatto dello smart working un tratto distintivo dell’operatività, mixando vita di ufficio a lavoro in autonomia da casa: abbiamo quindi pensato a qualche consiglio utile per gestirsi:

1 – Trovare la concentrazione e mantenerla, i mezzi di comunicazione e la disciplina.

  • Usare la tecnologia (smartphone, tablet, pc) per lavorare senza dipendere da essa, stabilendo delle pause per rigenerarsi
  • Essere consapevoli che lavorare da casa non significa essere sempre connessi, e ribadirlo ai colleghi
  • Immaginare l’orario e il setting da ufficio, compreso abbigliamento adeguato e zona idonea

Un classico errore è quello di usare tutte le chat personali come il nostro whatsapp per lavoro, chattando con i colleghi, aprendo così nuove strade per la nostra reperibilità: è un errore assolutamente da evitare! Serve tenere separate chat aziendali e strumenti di connessione lavorativi e mezzi di comunicazione personale. Potrebbe essere interessante inserire i mezzi di reperibilità ufficiali nella e-mail, spiegando che ci si trova in lavoro agile e che per questo ci troveranno su tali strumenti. Serve avere disciplina: ne va della produttività.

2- L’orario d’ufficio è il vostro orario di lavoro ovunque siate

Qui la disciplina è fondamentale: non bisogna prendersela comoda e svegliarsi alle 9 meno 5 per andare davanti al pc con la tazza di latte e i capelli esplosi dal cuscino. Serve darsi delle piccole regole: sveglia presto, qualche esercizio fisico, colazione, una pulita e riordinata alla casa e saremo freschi per una giornata di lavoro. Siate ligi e ferrei anche concedendovi un minimo di elasticità. Replichiamo quindi l’orario di ufficio, pause (santissime) incluse e rispettiamole (e facciamole rispettare)

3- Lo smartphone è un mezzo di lavoro oltre che personale

Le notifiche di social, chat di messaggistica o chiamate varie possono essere una grande distrazione se non sono direttamente correlate al lavoro. Quindi al pari dell’ufficio, dove non bene farsi vedere immersi nel diletto social mentre siamo alla scrivania, anche in questo caso serve darsi delle limitazioni severe: teniamolo distante il giusto, nel cassetto o in tasca e sforziamoci di badarci solo nelle pause. Se è uno strumento di lavoro può essere utile mettere le notifiche social silenziose, o disattivarle nell’orario lavorativo: ci saranno e potremmo vedere tutto ma solo nel ritaglio di tempo dedicato.

Il cellulare può diventare anche un nostro grandissimo alleato assieme agli assistenti vocali (es. Alexa/Google Home): sfruttiamo il calendar per fissare tutte le task, chiediamo agli assistenti vocali di ricordarci quando è ora di pausa, o di mandare un report. E’ super utile!

4- Isoliamo le fonti di distrazione

Le notifiche, lavorare in un ambiente non chiuso ( è buona norma che per lavorare ci si possa mettere in una stanza chiusa, per far passare il messaggio che non stiamo giocando, non possiamo dare retta ai famigliari) gli eventi casalinghi (il gatto ribalta una mensola e fa un disastro) sono fonti di distrazione che possono impattare molto sulla resa.

Se può esservi utile esistono anche time tracker, anche disponibili gratuitamente come app o da installare sul pc: aiutano a gestire il tempo e monitorare quanto ci mettiamo per svolgere i vari compiti. Abbiamo parlato di disciplina: esistono app che ci aiutano a non visitare siti/social, altre che che si bloccano l’accesso solo ad alcune pagine (e ovviamente applicazioni). 

5- Timer da cucina, un potente alleato

La famosa teoria del Pomodoro, no non stiamo impazzendo! Negli anni 80 Francesco Cirillo (imprenditore americano di origini italiane) utilizzo proprio un timer da cucina per determinare i giusti tempi per svolgere i compiti. Da lì è stata elaborata una famosa tecnica che mixa concentrazione e svago per mantenere alta la produttività.

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Il «timer di cucina»  (quello usato per il test era a forma di pomodoro, da lì il nome) vi tiene concentrati per 25 minuti a lavorare e ve ne concede 5 di svago. Ogni 4 “pomodori” vi è una pausa più lunga di 15 / 30 minuti. Se saprete che una sveglia suonerà, terrete duro. 

6- Organizziamo la nostra giornata

Abbiamo quindi stilato una lista di sistemi di prevenzione dalle distrazioni, adesso non meno importante è stilare una scaletta, per ordine di importanza e urgenza, e procedere una cosa alla volta.  Vedere i singoli compiti svolti e cancellare le voci dalla scaletta darà enorme soddisfazione: se non avete un programma aziendale di task management c’è keep di Google che è gratuito e funzionale. Pensate ad organizzare le attività tra urgenti e non urgenti, importanti e non importanti: la selezione sarà… naturale!

7- Organizziamo la postazione di lavoro e le pause

Siamo pronti per lavorare…ma come organizziamo la nostra postazione casalinga? Premesso che ci siamo messi addosso qualcosa di adeguato e ci siamo pettinati (questa routine è importantissima per la nostra salute mentale, non dimentichiamolo mai), adesso ci muoviamo alla postazione: pc, portapenne, quaderno (anche noi siamo affezionate agli appunti su carta per fissare le idee bene in mente), lampada..sì una lampada buona, magari dimmerabile con luce che si può orientare da calda a fredda, da posizionare dietro il pc per avere una luminosità uniforme e salvare la vista (sono diventate disponibili ovunque con una spesa davvero contenuta), acqua, bere è importantissimo, auricolari per le call…

Amici e genitori? Si sentono in pausa.

Altra cosa da non sottovalutare: scegliere la sedia più adatta che c’è in casa, magari non quella costosissima da gaming ma una soluzione che ci permetta di mantenere una postura corretta.

Le pause sono importantissime ma è essenziale gestirle al meglio. Serve organizzare gli snack salutari come noci, frutta e/o yogurt. Parlando del pranzo: usare il week end per preparare qualcosa di veloce e pronto da scaldare, come anche contorni che possano essere cotti in quantità e divisi nei contenitori. E’ importante mangiare sano!

Mens sana in corpore sano: visto che le palestre saranno chiuse (parleremo di esercizi casalinghi in modo approfondito successivamente) si possono utilizzare mini cyclette solo pedali da mettere sotto la scrivania oppure fare 20 squat a corpo libero al mattino e a pranzo… sono sì piccole abitudini ma ci salvano dalla sedentarietà.

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“Beyond”: la sostenibilità che va “oltre”

di Melania Pecoraro

I valori sono diventati ormai un tema da convegno. 

Sono stati i protagonisti di “Beyond – i poteri dei valori”, l’evento stile TED Talks organizzato sabato 10 Ottobre a Cuneo dall’Associazione Great Innova assieme ad una serie di importanti partner istituzionali. Manager, imprenditrici e imprenditori, startupper e formatori hanno hanno parlato di visione, tecnologia, innovazione, ambiente e sostenibilità.

Qui potete trovare le Instagram Stories di MIURA con i principali highlights dei 14 interventi di grande ispirazione che si sono susseguiti sul palco.

speech di Giulia Pettinau, Orangogo
panel sulle startup, tutto al femminile

I valori sono stati al centro anche dellVIII Meeting di AIDC, l’Associazione Italiana dei Dottori Commercialisti. Venerdì 16 Ottobre, sotto il titolo “Valori in primo piano”, professionisti di spicco con importanti incarichi nazionali nel mondo fiscale, previdenziale e legale si sono concentrati su etica, trasparenza, fiducia e sostenibilità.

Qui il video di apertura a cura del Presidente di AIDC Milano Edoardo Ginevra.

 

Great Innova e AIDC: due mondi apparentemente distanti che si ritrovano perfettamente allineati sull’urgenza di parlare oggi del ruolo centrale dei valori, in particolare del significato allargato di “sostenibilità”.

Nata come un concetto legato all’ambiente – la cui tutela è un’altra vera urgenza-emergenza dei nostri tempi – la sostenibilità oggi va davvero “oltre” e diventa sinonimo di lavoro rispettoso e gratificante, fiducia alla base di ogni rapporto, organizzazione a ritmo di vita (cit. Sloworking), utilizzo della tecnologia e della digitalizzazione come fattori abilitanti all’efficienza lavorativa e alla competitività sul mercato.

Sostenibilità che diventa sinonimo di adesione intima della persona alla mission dell’azienda, comunione di valori e di intenti: il tempo dedicato al lavoro non è più visto come tempo rubato alla vita privata e viceversa.

Il lavoro sostenibile oggi prevede di diventare un tutt’uno con la propria azione produttiva, il modo primario con cui ogni individuo può apportare un cambiamento nel mondo. E questo risulta valido sia nel caso di chi scelga un lavoro autonomo, come professionista o come leader d’impresa, sia di chi scelga di portare avanti un percorso da dipendente in azienda, con più o meno ambizioni.

Ai valori non si può e non di deve MAI rinunciare, altrimenti si arriva solo al declino della società e delle competenze. “Oggi serve un maggiore self-management. Il middle management privo di contenuti andrà a morire” – preannuncia Alessandro Giaume di Ars et Inventio – BIP. Speriamo presto” – aggiungo io.

Da qualche anno si parla molto di soft skills, ed ho capito il perché. E’ come quando si è iniziato a parlare di privacy… quando ormai – di fatto – l’avevamo persa.

Le soft skills, specialmente nelle grandi organizzazioni, sono in via di estinzione: una su tutte, la gentilezza, anch’essa ormai tema da convegno (vero Silvia Ghisio – energiaPura?? Ne abbiamo parlato insieme alla Milano Digital Week durante il nostro Live Talk “Il Lavoro Trasformato”). E l’empatia, anche.

L’avete vista di recente?

Noi come team di MIURA, che sull’empatia e la collaboration abbiamo fondato tutto, e che la dobbiamo applicare necessariamente nel nostro lavoro con i clienti (comunicazione aziendale, digital marketing), abbiamo sofferto parecchio quando dall’altra parte abbiamo trovato dei muri inerti – ma pretenziosi, in grado di restituire solo pretese, ordini e richiami, ma nessuna empatia e voglia reale di lavorare bene ad un progetto gratificante. 

Ma perché?

Credo sinceramente che lo sforzo per instaurare dei rapporti professionali autentici e di cooperare non solo operativamente, ma alla costruzione di qualcosa di positivo (seppur piccolo) nel mondo, sia più gratificante di quello di vivere nella tensione continua del controllo, del sospetto, del cercare di scaricare responsabilità, di “uscirne puliti” sempre e comunque facendo ricadere eventuali colpe sugli altri.

Ecco, l’estrema differenza fra “colpa” – un’attribuzione di negatività che sa immediatamente di dolo e di brutte conseguenze – e “responsabilità” – un concetto assolutamente nobile che trasuda invece coraggio, consapevolezza e leadership.

Un bel tema per un prossimo convegno, che cosa ne pensate?

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Storytelling aziendale: come, quando e perché farlo

di Marilisa Cattaneo

Lo storytelling: una pratica vecchia come il mondo. Nonostante ciò, per tanti, sarebbe nata con l’avvento del digitale, con l’esplosione dei social network, con la rivoluzione tecnologica che teniamo tra le nostre mani. Lo storytelling, invece, ci accompagna dalla notte dei tempi, ci ha permesso di tramandare di gente in gente, di generazione in generazione, vicende e accadimenti mitici, fantastici, veritieri o surreali. A cambiare è stato solo il mezzo di trasmissione… ve ne siete resi conto?

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Storytelling e Personal Branding
La narrazione, con l’avvento del Digital Marketing, ha assunto una inevitabile e necessaria nuova funzione: da metodo per tramandare storie e racconti con scopo culturale e folcloristico, a modo per narrare sè stessi ed attrarre l’attenzione di potenziali clienti. Soprattutto per quanto riguarda la costruzione del Personal Branding, il racconto va a comporre l’identità e, di riflesso, l’immagine con cui gli altri ci riconoscono.

Storytelling emozionale
E se fin dalla notte dei tempi una storia, per essere interessante, doveva stimolare l’attenzione di chi ascoltava, anche oggi si fa necessario arricchire il contenuto e renderlo unico. Serve sì creare una narrazione secondo un filo logico, che dia al lettore elementi utili per la comprensione, ma non è tutto. E’ fondamentale generare un’emozione, un coinvolgimento, la necessità di compiere un’azione.

Come fare Storytelling
Come rendere emozionali i contenuti digitali? Per i professionisti del settore non si deve mai dimenticare di arricchire la narrazione con immagini mentali, dettagli che il lettore può riconoscere e rivivere, similitudini, riferimenti alle esperienze e al vissuto di chi parla, o meglio, di chi scrive. Tutto entrerà a far parte di un concetto ampio e al tempo stesso “su misura” per il lettore. Comunicare fa quindi rima con raccontare, ascoltare, immaginare, sperimentare e… ricordare.

Ci si vede online 😉